Romeo e Giulietta è certamente la tragedia più popolare di William Shakespeare, drammaturgo e poeta inglese che visse a cavallo fra il XVI e il XVII secolo. Quest’opera ha per oggetto l’amore e la tragicità dell’amore stesso.
Montecchi e Capuleti, famiglie veronesi offuscate dai soldi e dall’orgoglio smodato ed egocentrico alimentano da anni un odio recondito l’una verso l’altra. Sotto l’ombra di quest’odio però un tenue filo sembra unirli segretamente: l’amore tra i rispettivi figli: la dolce Giulietta e il baldo Romeo.
I due si conoscono ad una festa e Romeo resta folgorato dalla bellezza di Giulietta innamorandosi follemente di lei; è colpo di fulmine reciproco. Romeo e Giulietta scoprono la loro identità e disperati si rendono conto di essersi innamorati ciascuno del proprio peggior nemico. Al cader della notte, Romeo si nasconde nel giardino dei Capuleti, si avvicina al balcone di Giulietta e le dichiara il suo amore. Tutti e due fanno a gara nel pronunciare dichiarazioni d’amore appassionate insite però di sconforto dato dal proprio nome.
Giulietta: Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti. Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu. Che vuol dire “Montecchi”? Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo. Prendi un altro nome. Che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?
Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente.
Tutti sappiamo come andrà a finire,entrambi moriranno l’uno per l’amore per l’altro andando così a racchiudere la loro storia nel binomio Amore-Morte.