A cura di: Sabrina Carratù, Rosa Cavalieri e Lucrezia Pia Iacuzio
Recentemente approvata in Parlamento dal Disegno di Legge 615, l’autonomia differenziata non ha cambiato, almeno in apparenza, la Costituzione. La riforma costituzionale avvenuta nel 2001 ha introdotto la possibilità per le regioni di ottenere ulteriori forme di autonomia mentre il DDL 615 definisce solamente le procedure legislative e amministrative necessarie per l’attuazione dell’autonomia; in effetti, la richiesta dovrà partire dalle regioni interessate, le quali dovranno poi contrattare con il Governo sulle condizioni dell’autonomia. Le regioni possono ottenere autonomia in 23 materie, tra cui sanità, energia, istruzione, ma essa è concessa soltanto dopo la determinazione dei Livelli Essenziali di Prestazione che stabiliscono i servizi minimi da garantire sulla totalità del territorio nazionale, includendo diritti civili e sociali, il che costituisce un passaggio cruciale e tuttora rimasto irrisolto dal 2001. Una volta determinati i LEP, le regioni potranno avviare la contrattazione col governo in cui si deciderà anche il budget col quale finanziare le materie sulle quali la regione fa richiesta di autonomia. I LEP comprendono tutti quei servizi che lo Stato deve ritenere indispensabili per tutti i cittadini, senza distinzioni sul territorio in cui vivono, dal Nord al Sud, dal Centro alle Isole.Non a caso l’articolo 116 della Costituzione dice che le regioni a statuto ordinario possonochiedere più autonomia su alcune materie – e da qui il nome “autonomia differenziata” -, ma sottolinea anche che è compito della legge fissare quali siano i principi e le procedure da rispettare per assegnare questa maggiore autonomia. D’altronde, sempre in base all’articolo 116, la legge che dà maggiore autonomia alla regione che ne fa richiesta deve essere approvata «sulla base di intesa fra lo Stato e la regione interessata». Una volta assegnata, l’intesa tra una Regione e lo Stato non ha una scadenza indefinita nel tempo. La Legge approvata dal Parlamento, infatti, stabilisce che negli accordi dovrà essere specificata la durata dell’intesa, che in ogni caso non potrà essere superiore ai 10 anni. Va ugualmente precisato che gli stessi accordi, una volta approvati, potranno essere modificati o cessati prima della loro scadenza. Inoltre, se vorrà rinnovare l’accordo, la Regione dovrà fare richiesta allo Stato 12 mesi prima della sua scadenza. Tuttavia, una criticità importante sorge nel caso lo Stato si ritrovasse senza abbastanza risorse, poiché si troverebbe obbligato ad alzare la tassazione o allargare il debito pubblico, misure che andrebbero a colpire tutto il Paese, incluse le regioni più ricche. A tal proposito, la decentralizzazione del potere ha senso quando applicata a funzioni pubbliche che richiedono una certa vicinanza al territorio, altrimenti possono presentarsi diversi problemi, tra cui l’innalzamento dei costiamministrativi, l’aumento della burocrazia per le aziende e la riduzione della trasparenza nellagestione delle risorse umane.Da alcune regioni, sia del Nord che del Sud, sono sorte proteste. Vale la pena di ricordare le criticità riscontrate in ambito sanitario nella Regione Veneto che teme la divisione tra Stato e Governo della materia sanitaria in quanto potrebbero crearsi duplicazioni all’interno dell’iter burocratico che di fatto rallenterebbero le richieste di farmaci ed operazioni, mettendo a serio rischio il diritto alla salute, che è uno dei pilastri fondamentali tra i LEP.Per quanto riguarda al Sud, già alcuni Comuni si sono mobilitati per andare contro a questa autonomia, in quanto i cittadini si sentono abbandonati dallo Stato e temono che i fondi non bastino alle loro esigenze che riguardano trasporti, infrastrutture e sanità. Per questo anche il comune di Mercato San Severino ha avviato una raccolta firme da inviare al Governo che partirà nella frazione Pandola e in Corso Armando Diaz il 26 luglio fino al 28 luglio.Cerchiamo in quanto scrittori di rimanere neutrali e di mostrare in questo articolo le maggiori criticità riscontrate dalle varie regioni italiane, nonché il problema che si creerebbe anche su base ideologica, in quanto si tenderebbe sempre più a spaccare, un paese già diviso dalla migrazione interna, ulteriormente in più parti.