Sapete dove nasce il concetto di straniero? Si sviluppa nella società greca, il mondo democratico per eccellenza. Il termine straniero ha la stessa radice del concetto di “barbaro”, ossia colui che non parla greco. Il mondo greco aveva una concezione molto alta della propria gente, si credeva superiore alle altre realtà politiche. Persino i romani erano chiamati barbari, situazione che cambia dopo la conquista ed annessione della Grecia all’impero romano.
Nella fase greco-romana sono barbari tutti coloro che non sono né latini né greci e non solo i primitivi popoli del Nord, ma anche società evolute come l’impero persiano sono considerate barbare.
Eppure la storia ci insegna che la superbia e la troppa sicurezza non portano a nulla. C’è un evento che è rimasto a lungo impresso nella memoria dei Romani, ossia la battaglia nella foresta di Teutoburgo, in cui l’esercito più potente finora conosciuto è stato sconfitto da un gruppo di tribù nomadi.
I Germani, (così erano chiamate quelle tribù dal mondo romano), diventano così il punto debole dell’impero. Si decise di usarli come forza militare e Valentiniano aprirà la frontiera a un popolo germanico, i Goti, che otterranno il territorio della Tracia.
E qui sorge un altro problema: i Goti sono troppi e l’impero deve gestire un’emergenza umanitaria, aggravata sempre di più dalla migrazione dalle steppe euroasiatiche di un altro popolo, gli Unni, che uccidono tutti gli uomini, le donne e i bambini che incontrano sul loro cammino. Le tensioni culminano nella battaglia di Adrianopoli del 378 d.C. in cui i Goti riescono a vincere con la forza.
Vorrei fare una riflessione: immigrazione, frontiera, emergenza umanitaria… Non sono queste parole comuni ancora oggi? Cosa è cambiato? Sono cambiati i nomi dei popoli che chiedono accoglienza, è cambiato il governo che deve ospitare, ma in fondo quella grande maestra di vita che è la Storia è tornata prepotentemente in scena con uno spettacolo già visto. Ora sta a noi scegliere se esserne attori o meri spettatori.