Finisce qui l’avventura di Alessandro, re dei re, imperatore d’Asia e d’India, si conclude qui, ai confini del mondo e del tempo.
Il grande imperatore finisce la sua vita e intraprende un cammino ben più lungo, quello eterno della morte. Lascia sulla terra la moglie Roxane, che porta in grembo suo figlio e tutti gli amici che sempre lo hanno sostenuto.
Tuttavia non prova paura davanti alla grande Thanatos perché ben presto raggiungerà i compagni persi in battaglia, tra cui il migliore amico Efestione e soprattutto il padre Filippo, da sempre suo antagonista, ma soprattutto suo modello.
Con Alessandro muore non solo un uomo, ma specialmente un esempio di buon governatore, di umanità e di forza. Si spegne un ragazzo che ha sempre dimostrato grande apertura mentale e curiosità, le due forze che gli hanno permesso di affrontare col sorriso vento, freddo, pioggia, fame, sete e di unire due popoli nemici da secoli: i Greci e Persiani.
Non solo grazie alle sue campagne abbiamo visto luoghi esotici, lontani, quasi mistici, abbiamo conosciuto culture diverse, antiche, straordinarie, ma abbiamo anche affrontato la psiche umana attraverso paure, sogni e sentimenti.
Non posso che concludere con le stupende parole che Valerio Massimo Manfredi scrive sull’amore tra Roxane e Alessandro:”
” Si guardarono e un turbine li avvolse, un’aura magica e fremente, liquida e rarefatta come un sogno mattutino. Non esisteva più nulla per loro, svanì vano lontane le voci dei commensali e la sala era come vuota; soltanto la melodia di un’arpa indiana vagava nello spazio dilagante e vibrante, entrava nelle loro anime e nei loro corpi e perfino nelle loro voci, voci di lingue diverse eppure uguali nella musica di un sentimento ineffabile, di un trasporto sublime. Allora Alessandro capì che non aveva mai amato fino a quel punto. Era quello l’amore, quello che provava in quel momento, quell’ansia palpitante, quella sete inestinguibile di lei, quella pace profonda dell’animo, ma allo stesso tempo quell’inquietudine incontrollabile, quella felicità e quella paura. Era quello l’amore di cui parlavano i poeti, Dio invincibile e spietato, forza ineluttabile, delirio della mente e dei sensi, unica possibile felicità”.