A cura di: Davide Della Guardia e Lucrezia Pia Iacuzio
Una notizia che ha fatto scalpore nelle ultime settimane è stata l’emissione da parte della Corte Penale Internazionale di mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri. I mandati erano stati richiesti anche contro i due leader di Hamas, Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar, entrambi rimasti uccisi nel corso della guerra.
Dunque, questo sottolinea come la scelta della CPI non sia presa contro una singola parte politica, ma che sia una decisione ben ponderata e dunque questo smentisce anche le parole di Netanyahu che ha definito questa manovra razzista, paragonandola all’affair Dreyfus che scosse la Francia a inizio Novecento. Inoltre pende sul capo di Netanyahu l’accusa di genocidio nei territori della striscia di Gaza, grazie al Sudafrica che lo ha portato in tribunale all’Aia con l’accusa più grave a livello internazionale, che sembra essere stata confermata da una commissione speciale dell’ONU.
Tuttavia poiché la CPI non essendo riconosciuta a livello internazionale né da Israele né dalle due maggiori potenze geopolitiche, ossia USA e Russia, la mozione non è stata accolta da tutti gli stati europei come il governo francese, che afferma di “essere un forte sostenitore del ruolo della Cpi nel sostenere il diritto internazionale, ma che Netanyahu gode dell’immunità dai mandati di arresto in quanto Israele non è un membro della Corte”.
Ancora una volta l’Europa si spacca in due tra i paesi che non sostengono la decisione come l’Ungheria, che si è opposta strenuamente e paesi che invece hanno dichiarato e sostenuto il mandato come la Spagna e l’Irlanda.
Il nostro Bel paese, senza mai tradire la sua linea storica, si mostra ancora una volta ambiguo, come se non avesse compreso la portata storica ed epocale che un tale arresto comporterebbe e decide di rimandare ogni tipo di decisione a un tempo non definito.
Tuttavia, con queste premesse sembra difficile che il mandato abbia effettiva valenza e che possa essere correttamente messo in atto, nonostante il diverso trattamento che si è riservato invece all’altro fronte di guerra, Russia-Ucraina e alla compattezza a livello europeo con cui si è minacciato Putin, condannandolo per crimini di guerra ai danni dei bambini.