DISSESTO IDROGEOLOGICO: ROMAGNA ANCORA EMERGENZA

A cura di: Alexandro Catapano e Giusy Esposito

A quasi un mese dall’alluvione che ha travolto l’Emilia Romagna, la situazione nella regione continua a essere critica: sono ancora molte le frazioni isolate, quasi mille le frane censite e la pioggia continua a cadere.

Un mese fa, il 14 maggio 2023, l’Arpae Emilia-Romagna dichiarava l’allerta arancione per criticità idrogeologica in diverse province: Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e nelle zone collinari del Bolognese e del Ravennate. Si trattava della prima allerta di quello che in breve tempo si sarebbe rivelato un lungo periodo di continue allerte rosse nella regione.

“A un mese di distanza siamo ancora in emergenza, la situazione è altamente preoccupante”, spiega Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi della regione.

L’Emilia Romagna piange le vittime dell’alluvione che ha colpito il territorio. Il bilancio ufficiale è di 15 persone. Tre sono accertate a Forlì, quattro nella provincia di Cesena, sette nel Ravennate e una nel Bolognese. Alcuni hanno perso la vita per mettere in salvo i loro animali. Altri sono rimasti intrappolati nei piani bassi delle case.

Ma quali sono state le cause? Consumo di suolo, siccità ed incuria. Tante precipitazioni in poco tempo, un terreno secco, provato da settimane di siccità, e fortemente antropizzato e cementificato.

Ciò ha inciso come concausa delle alluvioni, dato che un terreno arido non riesce ad assorbire una grande quantità d’acqua.

Inoltre, anche urbanistica e sviluppo edilizio incontrollato contribuiscono a indebolire il suolo.

L’alluvione in Emilia-Romagna, dunque, rilancia il tema della salvaguardia del territorio, a cui si dovrebbe prestare maggiore attenzione e rispetto a vantaggio non solo del suolo, ma anche dell’intera popolazione, ma anche quello del cambiamento climatico, che pur non essendo la causa principale, ha i suoi effetti e che ormai da anni investe il nostro pianeta.

In seguito a tale evento, è nato un acceso dibattito sugli interventi che avrebbero potuto evitare l’allagamento di decine di migliaia di case e la morte di 15 persone. 

Si tratta di mancanza di interventi per adeguare il territorio a eventi meteorologici estremi, insufficienza di lavori di messa in sicurezza rispetto al dissesto idrogeologico e consumo di suolo addirittura aumentato.

Pensiero comune, pertanto, è che l’Italia abbia bisogno di maggior prevenzione e di salvaguardia, affinché non accadano ancora una volta disastri ambientali e disagi di questa portata per la popolazione.

Gli angeli del fango, così soprannominati, hanno avuto un ruolo essenziale, giovani e non, che hanno rischiato la propria vita, scendendo con pala e stivali sin dal primo giorno, supportati da volontari, associazioni, comuni e campagne di donazioni da tutta Italia, per portare il loro supporto in questa delicata situazione, divenendo il simbolo della solidarietà e della forza italiane. E da qui riparte l’Emilia Romagna.

 

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