ELEZIONI: RISULTATI E RIFLESSIONI

Poco meno di una settimana fa gli italiani sono stati chiamati al voto per rinnovare i due rami del Parlamento della Repubblica. I risultati, scontati da settimane secondo molti sondaggisti ed autorevoli osservatori, hanno premiato la coalizione di Centro-Destra, in particolare il partito “Fratelli d’Italia”, guidato da Giorgia Meloni, destinata a diventare la prima donna Presidente del Consiglio del nostro Paese.

La tornata elettorale che abbiamo appena affrontato è stata condizionata da tre fattori chiave:

  • La riduzione del numero dei parlamentati, approvata tramite referendum costituzionale nel 2020, che ha determinato rispetto alla precedente legislatura il taglio del 36,5% dei seggi di entrambe le Camere. In particolare, il nuovo Senato sarà costituito da 200 seggi (invece dei 315 precedenti), mentre la nuova Camera dei Deputati sarà costituita da 400 seggi (rispetto ai 630 precedenti)
  • La legge elettorale Rosatellum, applicata per la seconda volta dopo le elezioni del 2018 e caratterizzata sia da una componente maggioritaria sia da una componente proporzionale. Tale formula elettorale, ideata dal parlamentare Ettore Rosato, da cui prende il nome, tende a premiare coalizioni (ovvero aggregazioni di partiti) invece di singoli soggetti politici
  • La ridotta affluenza alle urne: solo il 64% circa degli aventi diritto è andato a votare. Un dato che pone le elezioni italiane del 2022 nella top 10 dei maggiori crolli di affluenza nella storia dell’Europa Occidentale dal 1945 ad oggi. Si tenga conto, ad esempio, che per le Elezioni del 2018 l’affluenza fu di gran lunga superiore, raggiungendo il 73% circa

Diamo quindi un’occhiata ai risultati complessivi e alla composizione del nuovo Parlamento:

Alla Camera dei Deputati:

  • Centro Destra 43.79% (235 seggi).
    • Fratelli d’Italia 25.99% (69 seggi)
    • Lega 8.77% (23 seggi)
    • Forza Italia 8.11% (22 seggi)
    • Noi Moderati 0.91% (- seggi)
  • Centro Sinistra 26.13% (80 seggi)
    • PD 19.07% (57 seggi)
    • Verdi & Sinistra 3.63% (11 seggi)
    • +Europa 2.83% (- seggi)
    • Impegno Civico 0.60% (-seggi)
  • Movimento 5 Stelle 15.43% (51 seggi)
  • Azione-Italia Viva 7.79% (21 seggi)

Al Senato:

  • Centro Destra 44.02% (112 seggi).
    • Fratelli d’Italia 26.01% (34 seggi)
    • Lega 8.85% (13 seggi)
    • Forza Italia 8.27% (9 seggi)
    • Noi Moderati 0.89% (- seggi)
  • Centro Sinistra 25.99% (39 seggi)
    • PD 18.96% (31 seggi)
    • Verdi & Sinistra 3.53% (3 seggi)
    • +Europa 2.94% (- seggi)
    • Impegno Civico 0.56% (-seggi)
  • Movimento 5 Stelle 15.55% (23 seggi)
  • Azione-Italia Viva 7.73% (9 seggi)

Il dato è chiaro e insindacabile: gli italiani hanno scelto Giorgia Meloni. La leader della Destra sovranista è stata capace di portare la sua forza politica dal 4% delle scorse elezioni ad un sensazionale 26%. Sono senz’altro numerose le ragioni di questo successo: FdI è stato l’unico partito all’opposizione di ogni singolo Governo della scorsa legislatura ed ha quindi potuto rivendicare una posizione di coerenza con le proprie posizioni e di discontinuità rispetto agli ultimi esecutivi. Meloni è riuscita, di fatto, a prendersi oltre la metà dell’elettorato della Lega di Salvini (che alle ultime elezioni Europee del 2019 aveva fatto registrare uno storico 34%) e una bella fetta di quello dei 5Stelle, divenendo il nuovo punto di riferimento nell’area del Centro-Destra (ormai sempre più a Destra e sempre meno al Centro). FdI è stato il partito di gran lunga più votato al Nord e al Centro; è stato inoltre capace di riscuotere ampio consenso in numerose fasce della popolazione in modo alquanto omogeno, imponendosi come forza di carattere nazionale e con un elettorato ben strutturato e variegato. La sfida che attende la classe dirigente del partito è la più difficile dall’anno della sua fondazione (2012). Meloni e i suoi saranno con ogni probabilità la principale forza del prossimo Governo e saranno messi fin da subito alla prova. Si preannuncia un battesimo di fuoco per l’aspirante neo-premier, spesso accusata di essere una nostalgica del Ventennio e di avere posizioni fin troppo estreme e divisive.

Sempre all’interno del Centro-Destra il crollo di Salvini è disastroso, ma sembra che la sua leadership nel Carroccio non sia in discussione; Berlusconi, d’altra parte, nonostante un calo importante rispetto alle scorse Politiche, è riuscito a portare a casa un risultato per molti inaspettatamente positivo. Lega e Forza Italia sono destinate a diventare le altre due forze politiche, oltre a Fratelli d’Italia, a formare il prossimo Governo.

Il risultato del Partito Democratico, principale forza progressista insieme al M5S eppure non in coalizione con esso, è stato tutto sommato in linea con quello conseguito da Matteo Renzi (allora leader del PD) nel 2018. La sconfitta, tuttavia, è chiara e lampante così come lo è la vittoria della Destra. Enrico Letta, segretario (ormai uscente) del PD, e la classe dirigente del partito hanno impostato larga parte della campagna elettorale su una dicotomia Rosso-Nero, Buoni-Cattivi che non sembra aver fatto breccia nel cuore dell’elettorato progressista. Il PD necessita di una profonda riflessione su quel che è e su quello che intende essere: è apparso troppo scollato dal tessuto sociale e produttivo del Paese, troppo distante dalle sue radici e forse troppo vicino all’establishment e al Palazzo agli occhi dei ceti meno abbienti. Il Congresso appena convocato dal Segretario uscente dovrà segnare un netto cambio di passo rispetto alla situazione attuale.

Giuseppe Conte, Presidente del M5S, ha realizzato dal canto suo un piccolo miracolo politico, raddoppiando in poche settimane i consensi nei confronti del Movimento che, accreditato all’8-9% da tutti i sondaggi pre-elettorali, è riuscito a strappare un (rispetto alle premesse) buon 15%. Il calo rispetto alle elezioni del 2018, tuttavia, è netto ed impietoso: i 5S non saranno più la prima forza politica del Paese, superati da FdI e PD. Il 32% delle scorse elezioni è un lontano ricordo. I pentastellati hanno pagato lo scotto di essere stati in ciascuno dei tre governi della scorsa legislatura: si sa che spesso e volentieri governare non rende, mentre stare all’opposizione può dare i suoi frutti (chiedere a Giorgia Meloni). I 5S, tuttavia, si confermano la forza più votata al Sud. Il campo progressista necessita tutto di una profonda riflessione sui propri errori. Il primo e il più eclatante è stato presentarsi divisi alle elezioni, stendendo un tappeto rosso alla leader di FdI verso Chigi.

L’esperimento politico di Calenda e Renzi ha dato dei frutti interessanti sebbene lontani dal tanto agognato 10%. Azione & Italia Viva non saranno l’ago della bilancia delle consultazioni e non riusciranno a riportare Draghi al Governo come sognavano. Tuttavia, il risultato conseguito, insieme a quello discreto di Berlusconi, testimonia l’esistenza di una bella fetta di elettorato moderato (15% circa).

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